Notule
(A cura di
LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE E NOTIZIE - Anno XVII – 08 febbraio 2020.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del testo: BREVI INFORMAZIONI]
Individuate cellule della microglia accumulanti
goccioline lipidiche (LDAM) associate alla neurodegenerazione. Coll’avanzare
dell’età la microglia del nostro cervello è progressivamente sempre più
attivata e disfunzionante, e gli studi genetici stanno associando questa
evoluzione alla patogenesi di un numero crescente di malattie neurodegenerative.
Julia Marschallinger e colleghi hanno rilevato un
sorprendente accumulo di goccioline lipidiche nella microglia del cervello
senescente del topo e dell’uomo. Queste cellule, che i ricercatori hanno chiamato
“microglia accumulante goccioline lipidiche” (LDAM, da lipid-droplet-accumulating
microglia), sono difettose nella fagocitosi, producono alti livelli di
specie reattive dell’ossigeno e rilasciano citochine proinfiammatorie.
Il profilo trascrizionale delle LDAM ha rivelato una notevole somiglianza con
quello delle malattie neurodegenerative umane ad eredità autosomica
dominante. Su questa base i ricercatori ipotizzano che le LDAM
contribuiscono alla patologia sia delle forme senili sia di quelle genetiche di
neurodegenerazione. [Cfr. Marschallinger J., et al.
Nature Neuroscience – AOP doi: 10.1038/s41593-019-0566-1,
2020].
L’alcool etilico lascia i suoi
marchi epigenetici e condiziona
la risposta del cervello. Gli effetti tossici del
consumo di alcool etilico dipendono dalle molecole prodotte nel fegato dal suo
metabolismo: acetaldeide, acido acetico e acetil-CoA.
Pandey e Bohnsack, del Centro
di Ricerca sull’Epigenetica dell’Alcool del Dipartimento di Psichiatria dell’Università
dell’Illinois a Chicago, hanno analizzato e discusso la recente scoperta di Mews e colleghi che l’acetil-CoA
derivato dall’etanolo ha un importante ruolo epigenetico nel regolare gli
effetti dell’etanolo sul cervello attraverso l’acetilazione degli istoni. [Pandey S. C., et al. Cell Metab.
31 (2): 213-214, 2020].
Un tratto trascrittomico
comune fra disturbo autistico e sindrome di Pitt-Hopkins. Phan e colleghi hanno analizzato un profilo trascrittomico legato alla mielina in modelli murini della
sindrome di Pitt-Hopkins e hanno riconosciuto un tratto distintivo dell’alterata
formazione della guaina mielinica. La sindrome di Pitt-Hopkins è una
malattia genetica causata da difetto di espressione del gene TCF4 sito sul cromosoma
18; clinicamente caratterizzata da ritardo dello sviluppo intellettivo e
somatico, tratti dismorfici del viso, con bocca larga
e labbra spesso sporgenti, solco palmare scimmiesco, dita sottili, piedi
piatti, criptorchidismo nei maschi, tendenza all’iperventilazione seguita da
apnea e cianosi; talvolta microcefalia e crisi convulsive. Confrontando il profilo
trascrittomico dei modelli sperimentali di questa
malattia con quello dei neuroni provenienti da cervelli post-mortem di
persone affette da autismo, i ricercatori hanno rilevato una sostanziale identità.
[Cfr.
Phan B. N., et al. Nature Neuroscience – AOP doi:
10.1038/s41593-019-0578-x, 2020].
Tendenze opposte tra Occidente e
Oriente nella ricerca sugli animali e, in particolare, sui primati. Nell’ultimo
mezzo secolo la sensibilità culturale e sociale del mondo occidentale circa il
rispetto per gli animali è progressivamente cresciuta. A partire dagli anni
Ottanta del secolo scorso negli USA, leggi e regolamenti severi, soprattutto
volti ad evitare la sofferenza e la morte per fini sperimentali di animali di
media e grande taglia, sono stati introdotti nei laboratori di ricerca di base
e, fin da quegli anni, la maggior parte dei ricercatori di ambito biomedico ha
dichiarato o di essere del tutto contraria alla sperimentazione su animali vivi
o che ne avrebbe volentieri fatto a meno. Nel 1992 i ricercatori della sezione
di primatologia dell’NIH di Bethesda vivevano una crisi di coscienza che ha
contribuito a ridurre il numero di primati impiegati per la ricerca in tutto il
mondo. Una quindicina di anni dopo, degli scienziati cognitivi, che avevano
impiegato scimpanzé per studi sull’intelligenza trattandoli come persone umane,
lanciarono un appello al fine di scongiurare la chiusura di laboratori che
ospitavano primati. L’appello rimase inascoltato perché la sensibilità
prevalente era tout court contraria alla sperimentazione animale.
Ora, Gretchen Vogel di Science
ha scritto di un noto neuroscienziato tedesco che conduceva studi sui macachi,
il quale, stanco di essere bersagliato da attivisti dei diritti degli animali,
ha deciso di trasferirsi in Cina. Nikos Logothetis, un direttore di ricerca del Max Planck
Institute for Biological Cybernetics
di Tübingen, ha riferito che i responsabili di vari gruppi di ricerca del suo
dipartimento erano in procinto di trasferirsi a Shanghai, dove sta nascendo un
nuovo grande istituto internazionale per lo studio del cervello nelle specie non
umane: l’International Center for Primate Brain Research,
diretto da Poo Mu-Ming che offrirà a Logothetis il ruolo di condirettore. Il centro di Shanghai
ospiterà oltre 6000 scimmie antropomorfe, inclusi vari primati transgenici. [BM&L-International
news Feb. 7, 2020].
BRAIN assume un direttore che cambierà
l’orientamento dell’impresa sperimentale. L’iniziativa
BRAIN (Brain Research through
Advancing Innovative Neurotechnologies)
fondata nel 2013 e gestita dai National Institutes of Health
(NIH, Bethesda, USA) fino a oggi senza una guida apicale, dal prossimo mese di
marzo sarà presieduta dal neurobiologo John Ngai che,
intervistato per conto della rivista Science, ha rivelato l’intenzione di
spostare il focus delle attività dalla ricerca di base alle applicazioni
cliniche. [BM&L-International news Feb. 4, 2020].
La diffusione del coronavirus 2019-nCoV
è rapida come nel caso dei virus pandemici ma sarà possibile circoscriverla. Numerosi
esperti al lavoro in tutto il mondo, e particolarmente i ricercatori che stanno
analizzando i dati dei 565 Giapponesi rimpatriati dalla Cina un paio di
settimane fa, stanno cercando di stabilire quali reali potenzialità e rischi
materiali di diffusione pandemica esistono per il 2019-nCoV. I Giapponesi sono
stati sottoposti a screening clinico durante il viaggio di ritorno e, dopo
l’atterraggio, sia i sintomatici sia quelli apparentemente sani sono stati sottoposti
ad accertamenti di laboratorio con esami microbiologici specifici per l’identificazione
del virus. Solo 8 sono risultati positivi al 2019-nCoV: 4 presentavano sintomi
e 4 erano del tutto privi di manifestazioni rilevabili. Hiroshi Nishiura, epidemiologo dell’Università di Hokkaido, ha
attratto l’attenzione sui quattro casi asintomatici sottolineando che, se la
proporzione sulla popolazione generale venuta in contatto col virus è la stessa,
le misure profilattiche da adottare non possono essere ordinarie, e
richiederanno un notevole impegno delle autorità sanitarie nazionali.
Due mesi dopo l’individuazione di 2019-nCoV e con
oltre 20.000 casi e 427 morti registrate entro lo scorso martedì 4 febbraio,
gli epidemiologi specializzati nella realizzazione di modelli matematici stanno
cercando di calcolare le dimensioni che potrà assumere l’epidemia e tentano di
prevedere se isolare i pazienti e limitare i viaggi potrà essere sufficiente ad
evitare la pandemia.
Anche se l’OMS ha dichiarato l’Emergenza di
Interesse Internazionale, il suo direttore generale, Tedros
Adhanom Ghebreyesus, è
fiducioso che la messa in atto di misure come quelle adottate con Ebola, ossia
la focalizzazione sull’epicentro con una capillare opera di diagnosi e
isolamento, potrà consentire il contenimento. Tutti ricordiamo cosa accadde nel
2003 con la SARS, ossia la grave sindrome respiratoria acuta che sembrava
destinata a causare una pandemia catastrofica, quando la messa in atto
sistematica e scrupolosa delle misure di difesa sanitaria arrestarono l’epidemia
prima che raggiungesse le novemila vittime.
L’isolamento delle persone asintomatiche non è
attualmente programmabile, perché richiederebbe screening a tappeto su decine
o centinaia di milioni di persone in Cina; tuttavia, è possibile l’isolamento
precauzionale per due settimane (l’incubazione si ritiene sia di 10-12 giorni) delle
persone che sono entrate in contatto con coloro che hanno ricevuto la diagnosi,
anche se una tale misura richiede responsabilità e cooperazione dei cittadini.
D’altra parte, uno studio tedesco ancora in atto e del quale sono stati comunicati
i risultati preliminari, sembra escludere la reale possibilità di portatori
sani.
Joseph Wu dell’Università
di Hong Kong, che lavora a modelli della diffusione del virus nel tempo e nello
spazio, sta verificando se sia fondata l’ipotesi di un contenimento spontaneo
con l’arrivo della primavera, come sostenuto da Marion Koopmans
dell’Erasmus Medical Center e da vari altri
epidemiologi.
Molto dipenderà – a nostro avviso – dall’efficienza
dell’intervento sanitario in Cina e negli altri paesi dove sono stati segnalati
gli oltre duecento casi originati localmente, perché anche se la diffusibilità di
2019-nCoV è potenzialmente molto elevata, la sua trasmissibilità rimane bassa.
Notule
BM&L-08
febbraio 2020
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